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Ballerina Condannata a 12 Anni in Russia per una Donazione di 51,8 Dollari all’Ucraina: Il Caso Ksenia Karelina

Ksenia Karelina, ballerina con doppia cittadinanza russa e statunitense, è stata condannata a 12 anni di carcere in Russia per “tradimento”. Il caso, che coinvolge una donazione di 51,80 dollari a una fondazione pro-Ucraina, ha sollevato proteste internazionali e rischia di complicare ulteriormente le relazioni tra Stati Uniti e Russia. La sentenza riflette il clima di repressione sempre più aspro nel Paese.

L’arresto e la condanna
Karelina, che viveva a Los Angeles, era tornata a Ekaterinburg per visitare la sua famiglia. Durante il soggiorno, è stata arrestata con l’accusa di tradimento. Secondo l’FSB russo, la ballerina avrebbe raccolto denaro destinato a un’organizzazione ucraina, che avrebbe utilizzato i fondi per acquistare attrezzature mediche, armi e munizioni per le forze armate di Kiev. Tuttavia, Karelina ha sostenuto che la donazione fosse destinata ad aiutare le vittime del conflitto, senza intenzioni belliche.

Il processo, tenuto a porte chiuse, si è concluso con una condanna a 12 anni di carcere, da scontare in un penitenziario di Ekaterinburg. L’avvocato di Karelina, Mikhail Mushailov, ha annunciato che presenterà appello, contestando la severità della sentenza e sostenendo che la sua assistita agisse in buona fede.

Reazioni internazionali
La condanna di Karelina ha suscitato un’ondata di critiche internazionali. La Casa Bianca ha definito la sentenza “ridicola e vendicativa”, sottolineando che l’ammontare della donazione era di soli 50 dollari. Il caso è stato paragonato a quello del giornalista Evan Gershkovich, recentemente rilasciato dopo uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia. La decisione del tribunale di Ekaterinburg potrebbe dunque aggravare le già tese relazioni tra i due Paesi.

Il fidanzato di Karelina, l’ex pugile Chris van Heerden, ha espresso la sua frustrazione per il mancato intervento del Dipartimento di Stato americano, criticando la mancanza di supporto nel tentativo di riportare a casa la donna.

La situazione in Russia
Il caso di Karelina è emblematico della repressione sempre più dura che caratterizza il regime russo da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina. Le autorità russe hanno avviato oltre mille procedimenti contro cittadini accusati di tradimento o di attività antigovernative. Il presidente Vladimir Putin ha introdotto un decreto che prevede fino a 20 anni di carcere per chiunque venga riconosciuto colpevole di tradimento.

Queste misure riflettono la crescente chiusura del regime russo nei confronti di qualsiasi forma di dissenso o supporto all’Ucraina. La condanna di Karelina appare come un ulteriore passo verso la criminalizzazione delle attività filantropiche e umanitarie che non allineano con la narrativa ufficiale del Cremlino.

Conclusioni
Il caso di Ksenia Karelina mette in luce le tensioni internazionali e le difficoltà crescenti per chiunque, all’interno della Russia, esprima simpatia o supporto per l’Ucraina. La condanna di 12 anni di carcere per una donazione apparentemente innocua è un segnale della rigidità del regime e della sua determinazione a soffocare qualsiasi forma di dissenso. Questo caso potrebbe avere conseguenze diplomatiche significative e rappresenta un ulteriore monito per chi si trova a operare in un contesto di repressione crescente.

Il futuro di Ksenia Karelina dipenderà non solo dall’esito del ricorso presentato dal suo avvocato, ma anche dall’evoluzione delle relazioni tra Russia e Stati Uniti, in un momento storico di grande incertezza e tensione.

 

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